Protesi all'anca: qualche consiglio per il post operatorio

Redazione Romana Poltrone
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Quando l’anca è danneggiata da artrite, fratture o altre problematiche, le normali attività quotidiane come camminare, sedersi e stare in piedi possono diventare dolorose e particolarmente difficili da eseguire: le cause dei dolori cronici all’anca più comuni sono rappresentate dall’osteoartrite (un tipo di artrite dovuto all’età, di solito si verifica in persone con più di 50 anni ed è caratterizzata dal consumo per sfregamento continuo della cartilagine articolare), dall’artrite reumatoide (malattia autoimmune che causa infiammazione ed ispessimento della membrana sinoviale, provocando dolore e rigidità alle articolazioni), dall’artrite post-traumatica (può insorgere a seguito di una lesione o di una grave frattura dell’anca, e il danno alla cartilagine provoca, nel tempo, dolore e rigidità all’anca), dalla necrosi vascolare (una lesione dell’anca, come fratture o lussazione, può limitare il flusso sanguigno alla testa del femore, portando al collasso della superficie dell’osso, con un conseguente insorgere di artrite); altre cause possono essere rappresentate da artrite settica (infiammazione batterica dell’articolazione), dalla malattia ossea di Paget (altera la crescita ed il ricambio osseo, con le ossa che diventano più fragili e quindi soggette a fratture) oppure da tumori ossei e dalla displasia congenita dell’anca (gli elementi ossei articolari sono disposti in maniera anomala, fin dalla nascita, e tutto ciò pregiudica la mobilità dell’articolazione).

Nel caso in cui sia i trattamenti farmacologici che l’utilizzo di dispositivi che aiutano la deambulazione dovessero rivelarsi inutili, si deve intervenire con un’operazione, applicando una protesi.

Le protesi all’anca riducono il dolore, migliorano la mobilità articolare e le capacità motorie del soggetto operato, migliorando sostanzialmente la qualità della vita.

Il decorso post operatorio prevede alcune tappe significative, che sono indispensabili per guarire e tornare a condurre una vita normale: dopo un ricovero ospedaliero compreso tra i 3 ed i 5 giorni, sarà possibile muoversi, utilizzando le stampelle (per almeno 4/6 settimane, permettendo così alla ferita ed all’apparato muscolo-legamentoso di guarire e tornare alla normalità), avendo cura di mantenere un cuscino tra le gambe quando si è a letto, ed indossando vestiti imbottiti (utili a preservare la ferita da attriti fisici). Nel periodo in cui la deambulazione è limitata, bisognerà pratica iniezioni di anticoagulante, come l’eparina, per evitare l’insorgere di trombi nelle gambe.

Per facilitare gli spostamenti in casa, è possibile adottare alcuni accorgimenti: fissare dei corrimano alle pareti della doccia o sulle scale, impiegare un ascensore sanitario per salire le scale, installare una panca per fare il bagno, utilizzare degli strumenti per vestirsi (si eviterà di piegare eccessivamente i fianchi) e rimuovere sia i tappeti che i cavi elettrici dalle aree in cui si cammina.

Le poltrone alzapersona, nella fase postoperatoria, si rivelano un valido aiuto: grazie alle caratteristiche peculiari, le poltrone elettriche permettono il mantenimento di una postura corretta (che mantiene la schiena in salute) e consentono diversi movimenti nei casi di difficoltà motoria, sia permanente che momentanea (come nel caso della riabilitazione dopo un’operazione all’anca), aiutando il paziente ad alzarsi e sedersi senza grandi sforzi.

Il paziente che rispetterà gli esercizi di riabilitazione, senza forzare i tempi, potrà recuperare la forma ottimale in 2 o 3 mesi: tra le attività consentite è previsto anche lo sport, evitando quelli più traumatici, che prevedono il contatto (assolutamente sconsigliati calcio, sci, equitazione e rugby).

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